Si può coltivare la canapa in Italia?
Da quando è stata data dalla legge italiana la possibilità di coltivare la canapa, sono in molti a chiedersi come sia possibile avviare una coltivazione di canapa in modo sicuro e legale.
La canapa, infatti, si presta a moltissimi utilizzi, possiamo dire che della canapa non si butta via niente!
Si stima un mercato potenziale da 30 miliardi di euro nei prossimi 10 anni in Italia -secondo una ricerca della società londinese Prohibition Partners- considerando tutti i possibili utilizzi della canapa, un mercato in cui sarebbe conveniente avviare dunque un’attività che porterà i suoi frutti in un futuro davvero prossimo.
Oltre ad essere una delle migliori fonte di energie rinnovabili, la canapa è prodotta e commercializzata per le sue fibre pregiate e i suoi semi da cui si ottiene olio e farina.
Non solo, la canapa è uno dei principali amici dell’ambiente: una coltivazione di canapa in fase di crescita assorbe 4 volte il quantitativo di CO2 rispetto alle altri alberi.
Si tratta, quindi, di una delle poche colture a impatto positivo sull’ambiente: viene assorbito più CO2 di quanto ne viene emesso in fase di coltivazione e lavorazione del prodotto.
Per questo gli incentivi non mancano: la legge 242 ha stabilito fondi per i coltivatori di canapa fino a un massimale di 700.000 € annui, oltre all’esenzione dai contributi i primi 3 anni, poi a scalare gli anni successivi.
Oggi la legge prevede, infatti, che si possa coltivare canapa in Italia a livello industriale scegliendo delle infiorescenze a basso contenuto di THC.
Infatti, in Italia non è ammessa la produzione di marijuana destinata ad essere fumata, ma solo quella ad uso medico, che però è regolamentata da altre regole che si diversificano da quelle delle coltivazioni canapa aperte invece a tutti i cittadini e agricoltori.
Ma vediamo insieme come coltivare canapa legalmente, quali sono tutte le leggi che regolamentano la sua produzione e distribuzione.
Come coltivare la canapa legalmente
La coltivazione legale della canapa è consentita dalla entrata in vigore in Italia il 14 gennaio del 2017, inoltre la procedura per la coltivazione marijuana in Italia e le qualità ammesse sono inserite nel Registro Europeo delle Sementi, mentre la procedura è stata stabilita da una circolare del MIPAF risalente all’8 maggio del 2002.
Se ti chiedi come coltivare cannabis dunque devi sapere che in Italia è legale solo la coltivazione di tutte quelle varietà che presentano un contenuto di THC al di sotto dello 0,2%. Perché è così importante questa percentuale?
Il THC è un cannabinoide, (responsabile degli effetti psicoattivi che rendono illegale la marijuana) e che se contenuto ad alti livelli non permette la commercializzazione della canapa in Italia.
La coltivazione di Canapa invece può avvenire liberamente se si impiegano delle sementi che non presentino un livello superiore di THC a quello citato in precedenza.
Le sementi ammesse alla canapa coltivazione si possono trovare nel Registro Europeo delle Sementi. Prima di coltivare cannabis in italia, bisogna ricordare che è necessario per tutti gli agricoltori conservare i cartellini e le fatture di acquisto per un minimo di 12 mesi.
Oggi dunque tutti i cittadini possono scegliere di coltivare per la grande distribuzione o per uso personale, le qualità di canapa ammesse.
Inoltre, gli agricoltori che scelgono di attivare questa coltivazione, sono comunque soggetti ai test eseguiti dalle autorità competenti. Queste verranno sempre eseguite con in presenza del proprietario.
Nel caso le piante però presentino un valore di THC superiore alla soglia massima di tollerabilità dello 0,6% verrà disposta la distruzione della coltivazione.
Non verrà però mossa alcuna accusa se l’agricoltore ha acquistato semi certificati.
Quale canapa coltivare
Le coltivazioni di canapa prevedono l’impiego di specifiche varietà, ma quali sono quelle che si possono utilizzare in Italia? Oggi tra le varietà più utilizzate nel campo prevedono alcune qualità specifiche certificate come ad esempio le varietà dioiche come la Carmagnola e la CS.
La scelta di una di queste due qualità dipende sicuramente dalle condizioni pedoclimatiche e dalla varietà specifica. Ad esempio, le varietà monoiche sono ideali per i climi freddi e molto piovosi come quelle del Nord Italia, mentre nelle zone più calde si consiglia di utilizzare altre varietà come ad esempio la Futura 75 o la Félina 32.
Anche la Finola, che è una qualità di canapa finlandese può essere adatta alla coltivazione in Italia, oppure si può scegliere la Santhica o altre qualità di canapa sativa come la Kompolti o Antal.
In ogni caso è molto importante che tutte le qualità di canapa sativa siano certificate e inserite nel Registro delle Sementi dell’Unione Europea.
Quante piante di cannabis si possono coltivare?
Ad uso industriale non c’è un numero ben preciso, ciò dipenderà dalla grandezza del terreno a tua disposizione. L’importante è che la tua piantagione cannabis legale rispetti i canoni descritti dalla legge.
Se invece ti stai chiedendo quanto spazio dovresti dedicare alla coltivazione di canapa, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza!
In questo articolo parleremo di cifre prendendo come considerazione 1 ettaro di terreno (ovvero 10.000 mq).
Il consiglio del presidente di Toscanapa, Cesare Tofani, è quello di avviare una coltivazione di canapa di almeno 3 ettari, dimensione sotto la quale è difficile adoperare dei macchinari necessari per le operazioni accessorie.
A quel punto sta a te decidere se decidere se coltivare canapa come secondo lavoro utilizzando pochi ettari o se avviare una vera e propria azienda agricola dedicata alla coltivazione di canapa e sfruttare spazi più estesi.
Per questo tipo di attività i contributi statali ed europei sono molto allettanti, ne parleremo meglio più avanti.
Dove coltivare la canapa
Ma come si coltiva la canapa? La scelta del terreno ove avviare una coltivazione di canapa è molto importante, nonostante questa si adatti a varie tipologie di terra e a diverse altitudini. La canapa preferisce i terreni fertili alluvionali, ma cresce bene anche ad altezze pari a 1500 metri di altitudine in quanto non soffre le gelate.
Una cosa che soffre molto invece è il ristagno dell’acqua, i terreni stagnanti portano la canapa a diventare gialla e queste smettono improvvisamente di crescere.
Quindi è necessario scegliere un terreno fertile, senza ristagno e soprattutto che non sia stato trattato in precedenza con del diserbante.
Si consiglia di evitare un terreno poco umido, ma di sceglierne uno che abbia un buon tasso di umidità. La quantità di seme da coltivare sulla terra è di circa 50 kg per un ettaro di terreno.
Per la coltivazione canapa in Italia, ad esempio si può scegliere di coltivare la canapa sui terreni destinati all’orzo o al grano, che ben si adattano anche alla crescita di questa pianta.
Quando coltivare canapa
Quando si coltiva la canapa? Questa dev’essere coltivata tra marzo e aprile.
I suoi semi possono essere coltivati con una seminatrice da mais o da grano, l’importante è che il disco inserito si adatti ai suoi semi, e che la coltivazione avvenga a circa 15/20 centimetri di distanza l’uno dall’altro e ad una profondità di uno massimo due centimetri.
La raccolta della canapa invece, dev’essere effettuata in inverno di solito tra ottobre e novembre.
Quanto costa una coltivazione di canapa?
I costi per la coltivazione della cannabis legale industriale o per altri impieghi varia a seconda di innumerevoli fattori.
Ad esempio, se bisogna acquistare il terreno o se lo si prende in affitto.
E poi ci sono da considerare costi quali l’acquisto dei semi, di eventuali attrezzature per la sua coltivazione, dell’acqua per l’irrigazione, ecc.
In questo articolo cercheremo di darti un’idea chiara su costi e ricavi per la coltivazione di canapa.
Innanzitutto è sconsigliato coltivare canapa solo per un ettaro, anche solo per una questione tecnica perché le dimensioni impedirebbero alle trebbiatrici di operare: la superficie ideale da considerare deve essere da 3 ettari in poi, almeno secondo le parole di Cesare Tofani, presidente di Toscanapa.
Prima di procedere alla coltivazione cannabis italia dunque è necessario fare dei conti ben precisi dell’impegno economico che ciò può comportare.
Per fare ciò ti consiglio di compilare un business plan che ti aiuti a farti una idea concreta delle spese che dovrai sostenere; business plan che ti sarà inoltre richiesto dall’ente cui vorrai fare una eventuale domanda di finanziamento.
Qua ti daremo comunque delle indicazioni precise: il costo per la coltivazione di canapa è di circa 900 € all’ettaro.
Come si dividono questi 900 €?
Innanzitutto bisogna considerare l’acquisto dei sementi, 50 kg ad ettaro per 6€ al kg secondo i prezzi di Assocanapa, si parla quindi di una spesa di 300 € ad ettaro per i semi di canapa.
Si stima inoltre un’ulteriore spesa di 300 € ad ettaro per operazioni di aratura, concimazione e semina.
Durante il periodo di raccolta, inoltre, è da stimare una spesa di 300 € ad ettaro per la falciatura della canapa, il suo imballo e stoccaggio.
Questi dati sono stime descritte al Convegno Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Modena, che puoi consultare anche tu qui.
Quanto si guadagna coltivando canapa?
I ricavi possono variare a seconda di quante piante si fanno crescere e della qualità della canapa prodotta. Inoltre, devi considerare anche gli incentivi per la coltivazione canapa dati dal contributo UE sui seminativi che va da 100 € sino a 400 ad ettaro.
Al momento della raccolta ti troverai ad un bivio: vendere semi o fibra di canapa?
Quanto si guadagna coltivando canapa per la vendita della fibra
La soluzione più vantaggiosa sembra essere la seconda, per la quale si stimano ricavi netti di circa 1490 € ad ettaro.
Un ettaro di terreno coltivato a canapa produce infatti tra gli 80 e i 130 quintali, il 70% legnoso verrà venduto come pellet a 15 euro al quintale, il 25% di fibra di canapa verrà invece venduto a 45 € al quintale.
Stimando 110 quintali di canapa prodotti per ettaro abbiamo quindi un ricavo di 1.155 € derivante dal 70% legnoso (110 quintali x 70% x 15 €)
A questa cifra dobbiamo aggiungere altri 1.237,5 € dalla vendita della fibra di canapa (110 quintali x 25% x 45 €).
Al ricavo lordo dovremo andare a sottrarre i costi per ettaro (900 € circa) andando così ad ottenere un ricavo netto di 1492,5 €.
Bisogna inoltre tenere conto di costi di essiccazione della canapa per 140 € ad ettaro.
Gli incentivi per questo tipo di culture, come detto prima, sono notevoli: chi sceglie di coltivare canapa potrà accedere agli incentivi previsti dalla Pac che variano dai 150 ai 450 € ad ettaro in base al terreno in cui ricade la coltivazione (nel nostro esempio andremo ad ipotizzare un incentivo di 200 € per ettaro).
Puoi trovare anche tu questi dati nelle slide del Convegno dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Modena.
Qui sotto un riassunto di un ipotetico schema costi/ricavi per quest’idea di business senza contributo PEC:
Quanto si guadagna coltivando canapa per la vendita dei semi
Diverso invece il quadro per chi sceglie di dedicarsi alla rivendita di semi di canapa, in questo caso avremo meno spese ma anche ricavi inferiori.
Se le spese sono uguali a quelle citate sopra, il prezzo di rivendita dei semi di canapa si aggira intorno a 1,5 € al kilo.
Se ottenuta la certificazione Bio, si potrà ottenere una remunerazione maggiore: da 1,8 a 2 € al kilo per prodotti Bio.
Come orientarci in questo caso?
Un ettaro di canapa può produrre da 7 a 10 quintali di semi!
Assumendo dunque un’annata che ha prodotto 9 quintali di semi e avendo ottenuto la certificazione Bio potremo ricavare 1620 € ad ettaro (900 kg x 1,8 € al kg).
A questa cifra dobbiamo aggiungere il solito contributo Pac che come abbiamo detto varia da 150 a 450 € ad ettaro.
Applicando per esempio un contributo di 300 € il ricavo totale sarà 1920 € e quindi un ricavo netto di 1020 € ad ettaro (1920-900).
Qui sotto un riassunto di un ipotetico schema costi/ricavi per quest’idea di business coltivando semi BIO e senza contare il contributo PAC:
A questo punto c’è ancora uno scenario che non abbiamo considerato: la coltivazione di infiorescenze da canapa industriale a basso contenuto di THC.
La tipologia di canapa prediletta per questo tipo di coltura è la Kompolti, molto utilizzata negli anni scorsi e che è anche stata apprezzata per la qualità finale del prodotto, che può raggiungere anche i 7 metri di altezza.
I costi di produzione per l’infiorescenza, però, sono molto elevati.
Si parla di costi di gestione tra i 20 e i 30mila € annui a causa di un elevato utilizzo della manodopera.
Anche i ricavi, però, cambiano sensibilmente: con una media di 5.000 piante ad ettaro e 100 grammi di fiori raccolti per ogni pianta si ottengono 500 kg di fiori di canapa, venduti a 80 € al kilo, secondo i dati forniti da Margherita Baravalle di Assocanapa.
In questo caso andremmo a produrre un ricavo lordo di 40.0000 € lordi ad ettaro!
Sottraendo poi 20.000 € per costi di manodopera e 10.000 € per l’acquisto delle piantine (circa 1 € al mq) si ottiene un ricavo netto di 10.000 € ad ettaro!
Bel altre cifre rispetto alla vendita di semi e biomasse.
A quanto ammontano le tasse per chi coltiva canapa?
Rispetto ad altre attività, il regime fiscale degli imprenditori agricoli è molto conveniente, vediamo perché.
Innanzitutto, il codice Ateco per l’avviamento di una coltivazione di canapa è differente in base al fine ultimo della produzione: il codice da comunicare all’inizio dell’attività è 01.16.00 se si coltiva canapa per la fibra, invece per la raccolta di infiorescenze di canapa il codice da comunicare è 01.19.10.
Esiste un’agevolazione particolare per gli imprenditori agricoli: sotto i 7.000€ di volume d’affari annuo si entra nel regime di esonero IVA.
Quest’opportunità è interessante per chi vuole avviare un’attività riducendo i rischi e, soprattutto, i costi.
Sopra i 7.000€ annui di volume d’affari, il regime IVA è comunque vantaggioso: non è possibile detrarre l’IVA dagli acquisti ma limita anche il versamento dell’IVA sulle vendite.
Anche il calcolo della tassazione sui redditi è particolarmente vantaggioso per gli imprenditori agricoli: le imposte infatti non sono calcolate sul fatturato ma sul valore catastale rivalutato dei terreni gestiti.
Quest’agevolazione è possibile solo per colore che rientrano nell’art. 2135 del Codice Civile; l’art. 2135 definisce una categoria molto ampia e se ti dedichi all’attività che abbiamo descritto in questo capitolo, rientrerai nella sua dicitura.
Altre agevolazioni per gli imprenditori agricoli:
- ESENZIONE IRAP (dal 2016);
- ESENZIONE CONTRIBUTI AGRICOLI (per imprenditori agricoli under 40 esenzione da 3 a 5 anni, i contributi agricoli sono divisi in 4 fasce che variano da 3.000 a 5.000€ annui);
- ESENZIONE IMU SU IMMOBILI STRUMENTALI (capannoni, serre);
- ESENZIONE IMU SU TERRENI (dal 2016).
In Italia, come hai potuto leggere, sono dunque molte gli incentivi per chi vuole avviare un’attività agricola nel Belpaese.
In un’epoca di digitalizzazione sfrenata, i legislatori stanno comunque pensando a chi ama lavorare a contatto natura per non lasciare indietro il settore primario.
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2 risposte
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