La capacità di immaginare che ancora non c’è, questo fa la differenza
Le 3 pillole intraprendenti di Luisa Spagnoli
Inventiva: quando un decreto durante la guerra vieto l’uso dello zucchero, punto sul cacao creando le prime barrette al cioccolato che portarono l’azienda a fatturare il doppio.
Leadership: nel tempo di guerra insegno il mestiere alle donne per sostituire gli uomini in guerra e fu molto attenta alle politiche sociale, creò infatti un asilo nido in azienda.
Generosità: pensò sempre a supportare il suo territorio e finanzio anche un orfanotrofio nella città di Perugia, l’investire in opere filantropiche territoriali è un tratto che contraddistingue le menti imprenditoriali più illuminate.
Spesso dietro ad una dolcezza, si nasconde un tocco di donna. Un pò come quando da bambini, infreddoliti nel nostro lettino, la mamma giungeva a rimboccarci le coperte e a donarci un bacio ed una carezza.
La parola dolcezza fa anche spesso rima con cioccolato, e anche dietro molte opere golose si nascondono donne insospettabili. A chi di noi in riferimento al connubio “cioccolato- sentimento” non sovviene l’immortale cioccolatino “Bacio”?
Ecco dietro a questo capolavoro del palato si muovevano due mani operose: quelle di Luisa Spagnoli.
Biografia di Luisa Spagnoli
Luisa Spagnoli, all’anagrafe Luisa Sargentini, nacque a Perugia nel 1877. Proveniva da una famiglia molto modesta: Pasquale, il capofamiglia, di lavoro era pescivendolo, e doveva sostenere una numerosa famiglia composta da ben 5 figli.
La morte improvvisa del padre di Luisa Spagnoli, costrinse la madre, la vedova Maria a cercare un’occupazione, e ad instradare all’attività lavorativa anche la propria prole.
Non abbiamo notizie relative a quale attività svolse Luisa Spagnoli per aiutare la propria famiglia a sbarcare il lunario. La ritroviamo così solo nel 1897.
Durante questo anno, Luisa Spagnoli ormai ventenne, fece l’incontro che cambiò la sua vita: conobbe Annibale Spagnoli, un suonatore di bombardino (una sorta di trombone).
Fu una svolta sia sentimentale che lavorativa. I due dopo poco tempo si sposarono, e nonostante l’intenzione di Annibale di trasferirsi ad Assisi, grazie anche le resistenze di Luisa, decisero di rimanere a Perugia.
Qui affittarono una vecchia drogheria, tenendo alle proprie dipendenze anche il vecchio artigiano presente nella vecchia gestione. Egli li avviò all’arte della produzione di confetti.
Più la coppia di giovani s’impratichiva con il mestiere, e maggiormente Annibale fu intenzionato ad investire nell’attività: comprò nuovi macchinari e l’azienda si allargò sempre più.
Dopo pochi anni dal matrimonio, Luisa Spagnoli aveva già partorito ben 4 figli, e nel 1903 arrivò l’ultimogenita Maria. Purtroppo date le precarie condizioni di salute, la bimbetta morì dopo poco tempo.
Si aprì così un periodo di vita tragico per Luisa Spagnoli. Pochi anni dopo la morte della figlia, nel 1912 morì anche la madre, ed in seguito a questo lutto, la sorella Gemma non sopportando il dolore della perdita si suicidò.
Luisa Spagnoli trovò conforto a queste tragedie familiari buttandosi a capofitto nel lavoro. Nel frattempo Annibale, per allargare la produzione della propria azienda, era entrato in società con altri industriali , tra cui Francesco Buitoni, fondatore dell’omonimo pastificio. Nacque così la Perugina.
I primi anni della società non furono idilliaci: le perdite furono moltissime e si sfiorò la bancarotta. Si decise allora di lasciare la cura e gestione dei bilanci al figlio di Francesco, Giovanni Buitoni.
Il giovane grazie alle sue abilità in campo economico riuscì a raggiungere in breve tempo il pareggio di bilancio, togliendo dalle cattive acque l’azienda appena nata.
La prima guerra mondiale e la “rivoluzione” femminile di Luisa Spagnoli
Venti di guerra soffiavano da tempo su tutta l’Europa, e nel 1915 anche l’Italia dopo un periodo di tentennamento, decise di prendere parte alla Grande Guerra.
Tutti gli uomini in età arruolabile vennero chiamati alle armi. Questa fu la sorte di molti operai della Perugina, e dello stesso Giovanni Buitoni.
La produzione della Perugina rimase in mano alle donne degli stabilimenti. Si sa che spesso il gentil sesso sa far di necessità virtù, e così Luisa Spagnoli addestrò le sue operaie ai lavori che svolgevano tipicamente gli uomini.
Non insegnò loro solo il mestiere, ma si preoccupò anche della loro condizione di donna. La Perugina divenne uno stabilimento all’avanguardia in materia di pratiche sociali: fu creato in fabbrica un asilo nido gratuito per tutti i figli delle operaie.
E proprio in questo periodo di guerra Luisa tirò fuori dal cilindro le prime creazioni dolciarie di successo.
Durante la guerra un decreto vietò il commercio di zucchero e dolciumi, considerati beni superflui. Luisa Spagnoli, allora convinse Annibale a puntare sul cioccolato. Creò le prime famose barrette di cioccolato “Luisa” ottenute da una miscela di cacao mischiata con lo zucchero troppo caramellato avanzato dalle altre lavorazioni dolciarie.
Fu un successo, e la vendita ad un prezzo contenuto, trasformò il cioccolato da bene di lusso a bene per tutte le tasche.
Al termine del conflitto, i proventi della Perugina erano raddoppiati. Il 1922 fu poi l’anno mirabilis per l’azienda. Luisa Spagnoli creò uno strano cioccolatino che al suo interno conteneva una nocciola intera. La sua forma ricordava quella di un pugno, e perciò decise di chiamarlo “Cazzotto”.
Giovanni Buitoni non era assolutamente d’accordo. Il nome gli pareva poco elegante, e perciò decise di virare su un più romantico “Bacio”.
La pubblicità fu affidata al famoso disegnatore Federico Seneca che ideò il elebre cielo stellato che ancora oggi contraddistingue il cioccolatino. Il Bacio divenne il prodotto di punta della Perugina. Il suo sapore era inconfondibile, e i consumatori si affrettavano a scartarlo per leggere le frasi poetiche contenute al suo interno.
Mentre all’esterno l’azienda riscuoteva grandi successi, tra le mure domestiche di casa Spagnoli qualcosa andava incrinandosi. Annibale e Luisa erano sempre più due estranei, entrambi assorbiti dal lavoro. La decisioni dei Buitoni di liquidare gli altri soci, tra cui lo stesso Annibale, fece precipitare le cose.
I due si separarono. Il forte legame di lavoro e amicizia tra Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni si trasformò nel frattempo in qualcosa di più grande, che li portò ad iniziare una relazione discreta.
Lei era di 14 anni più grande di lui, e l’opinione pubblica del tempo non avrebbe mai accettato una relazione del genere. Rimase sempre un’amore in sordina di cui pochi sapevano, e di cui ancora meno ne parlavano.
Non solo cioccolato: la scoperta dell’angora e il debutto nell’abbigliamento.
Sempre negli anni ’20 Luisa Spagnoli volle accontentare i propri figli regalandoli degli animali esotici: i conigli d’angora.
Il coniglio d’angora, originario della Turchia, si contraddistingue per il suo lungo e particolare pelo dai quali si ricavano ottime fibre per i tessuti.
Spesso si dice che le donne siano multitasking, e certamente l’ingegno imprenditoriale di Luisa Spagnoli non si fermò al cioccolato.
Attraverso una pratica che potremmo definire animalista, e che non prevedeva l’uccisione dell’animale, Luisa Spagnoli iniziò ad utilizzare le fibre d’angora per produrre mantelline, cuffiette e altri indumenti femminili morbidi e caldi.
Furono le stesse operaie della Perugina a filare i primi tessuti d’Angora. Così, Luisa Spagnoli decise di aprire anche una nuova attività sempre nella sua amata Perugia: la boutique “Angora Spagnoli”.
Luisa Spagnoli non si distinse solamente per il suo spirito imprenditoriale, ma anche per il suo lato magnanimo. In fondo anche lei proveniva da un’umile famiglia, e probabilmente le proprie tragedie familiari la spinsero a prestare sempre più attenzione ai meno abbienti.
Finanziò l’orfanotrofio di Perugia e organizzò tutta una serie di attività assistenziali e benefiche per le maestranze della sua città. Nonostante il suo carattere burbero, era talmente ben voluta che i bambini la presero a chiamare la fata buona.
Morì a Parigi nel 1935, a soli 58 anni. Era giunta qui per curarsi da un tumore alla gola, che purtroppo risultò fatale. I suoi figli portarono avanti la sua attività, e Mario, il quarto figlio, decise di cambiare la denominazione “Angora Spagnoli” in “Luisa Spagnoli” in suo onore.
Il marchio “Luisa Spagnoli” è oggi portato avanti dall’omonima nipote, riscuotendo ancora successo e prestigio.
I libri su Luisa Spagnoli
Mimmo Coletti (a cura di), Spagnoli, in “Le grandi famiglie umbre”, pp. 158-163, Grafica Editoriale, 1991.
Maria Letizia Putti-Roberta Ricca, La signora dei baci. Luisa Spagnoli, Graphofeel, 2016.
Mario Spagnoli, L’allevamento e la lana del coniglio d’angora, Hoepli, 1944.
Le migliori frasi dei Baci Perugina.
Chi di noi, almeno una volta, scartando un Bacio Perugina, ha sperato di trovare una risposta allineata alle proprie perturbazioni amorose?
Io senza dubbio. E per tale motivo ho pensato di raccogliere qui di seguito quelle che definirei le frasi più criptiche ed emblematiche inserite nella storia quasi centenaria del Bacio Perugina.
Chi ama non teme la tempesta, teme solo che l’amore si spenga (Anonimo)
Che faccenda maledettamente pazza è l’amore (Emanuel Schikaneder)
Dall’amicizia all’amore c’è la distanza di un bacio (Anonimo)
Il bacio è un dolce trovarsi dopo essersi a lungo cercati (Anonimo)
L’intelletto è sempre messo nel sacco dal cuore (Rochefocauld)
Non ama colui al quale i difetti della persona amata non appaiono virtù (Goethe)
S’impara ciò che piace, il bacio è una lezione facilissima (Anonimo)
Anna Porello
Imprenditrice digital e cuore pulsante di Intraprendere. Fonda la sua prima startup di entertainment geolocal nel 2006 venduta a una nota azienda italiana. Dopo anni come consulente nei processi di digitalizzazione di grandi imprese, decide di dedicarsi a Intraprendere.net, che co-fonda nel 2016.