Una macchina capace di essere uno strumento programmabile, con una intelligenza simile a quella dell’uomo.
Le 3 pillole intraprendenti di Ada Lovelace
- Curiosità: dotata di una mente brillante, completò la sua carriera scolastica in breve tempo, ma da li in poi non smise mai di voler imparare.
- Resilienza: nonostante l’infanzia profondamente infelice riuscì a canalizzare le emozioni negative nello studio, raggiungendo incredibili risultati sin dalla più tenera età.
- Problem solving: passò la sua esistenza esplorando i misteri della vita attraverso i numeri, cercando costantemente una risposta ai dubbi del suo tempo.
Nel 1968, durante il famoso maggio francese, uno slogan veniva spesso scandito dai manifestanti: “la fantasia al potere!”
Certo immaginare un governo che guidi la propria nazione attraverso la fantasia è qualcosa di inverosimile. Lo slogan era qualcosa di provocatorio che andava oltre la semantica: “la fantasia al potere” era un’esortazione ad immaginare un mondo differente.
Ogni prodotto della fantasia prende spunto irrimediabilmente dal quotidiano. Il creativo è spesso una persona con una spiccata sensibilità ed una forte capacità di problem solving. Spesso riesce a vedere ciò che gli altri non vedono.
Prova a pensare a tutte le creazioni che hanno attraversato il corso della storia e ti renderai conto di quanto sensazionale sia la mente umana.
Ad esempio, in questo momento sto comunicando con te attraverso un computer, uno strumento che nel giro di 30 anni è diventato di uso comune, e si arricchito di funzioni e qualità inimmaginabili fino ad un decennio fa.
Se ti chiedessi chi è stato l’inventore del computer cosa mi risponderesti? Bill Gates o Steve Jobs? Forse loro hanno creato la concezione di moderna di personal computer, ma tutto ebbe inizio oltre un secolo prima con l’invenzione dei primi linguaggi di programmazione.
Non esisteva neanche il cinema, ma qualcuno già pensava a delle macchine in grado di compiere calcoli autonomamente. Tra questi pionieri c’è anche la protagonista della nostra storia di oggi: Ada Lovelace, da molti considerata la madre dell’informatica.
Biografia di Ada Lovelace
Ada Lovelace, all’anagrafe Augusta Ada Byron, nacque a Londra nel lontano 1815.
Suo padre era il celebre poeta Lord Byron, mentre la madre, Anne Isabelle Milbanke era un’appassionata di matematica.
Quando la piccola Ada aveva appena un anno, il celebre poeta inglese abbandonò il tetto coniugale, senza mai più rivedere la propria figlia fino alla fine dei suoi giorni.
L’infanzia di Ada Lovelace non fu certo facile.
Le sue condizioni di salute erano precarie. Fu per molto tempo malata di cefalee e contrasse anche il morbillo che la costrinse a letto per circa un anno.
Alla salute cagionevole si univa anche un rapporto conflittuale con la madre: era una donna autoritaria e spesso violenta. Non c’era giorno in cui non le ricordasse che il padre l’aveva abbandonata.
Inoltre per paura che la figlia si appassionasse alla poesia come Lord Byron, la indirizzò fin da subito allo studio della matematica attraverso delle lezioni private.
Nonostante la scelta obbligata, Ada Lovelace trovò nella matematica un rifugio per l’infelicità della sua adolescenza.
Attraverso uno studio “matto e disperatissimo” di leopardiana memoria, in qualche modo la giovane Ada cercava di trovare delle risposte ai grandi punti interrogativi della sua vita.
Ada Lovelace si sforzava di capire il mondo, i rapporti tra le persone, e cercava di farlo attraverso i numeri, che diventarono per lei una fonte di equilibrio.
Amava osservare ed era estremamente curiosa. A otto anni completò uno studio sulle abitudini della sua gatta, a dieci progettò un sistema che nelle sue idee avrebbe permesso al proprio cane di volare, ad undici si mise ad osservare il moto di Giove in cielo, imitando Galileo con qualche secolo di ritardo.
Portò a termine in breve tempo gli studi scientifici. Nel frattempo in casa il rapporto con la madre continuò a deteriorare. La mancanza di affetto e le percosse temprarono il suo carattere, e le diedero inconsapevolmente quella decisione e quella forza per permetterle di cambiare il proprio destino.
Ada Lovelace: l’incontro con il professor Babbage
Ada Lovelace trovò la sua via di fuga dalle “grinfie” materne attraverso il matrimonio. Da molto tempo era corteggiata da William King-Noel, conte di Lovelace, da cui prenderà nome e titolo.
Nel 1835 i due convogliarono a nozze. L’incontro che però cambierà la vita di Ada Lovelace fu un altro, durante un ricevimento conobbe il matematico Charles Babbage.
Babbage fu l’inventore della macchina differenziale, un’apparecchiatura meccanica sviluppata per tabulare funzioni polinomiali.
I due iniziarono a collaborale. Ada Lovelace era incantata da quella meccanica che produceva calcoli e algoritmi. Al tempo stesso Babbage era talmente stupefatto dalla passione che Ada metteva nello studio della matematica da iniziare ad affibbiarle l’epiteto di “incantatrice di numeri”.
In un suo diario, parlando della macchina differenziale di Babbage, Ada annotò le seguenti osservazioni:
“Una macchina capace di essere uno strumento programmabile, con una intelligenza simile a quella dell’uomo.”
Delineava così, inconsapevolmente, la prima idea di computer della storia.
Descrisse nel dettaglio anche i compiti che la macchina avrebbe potuto compiere nel futuro. Fece delle riflessioni talmente lungimiranti che neanche il suo maestro Babbage fu in grado di comprendere.
Ada Lovelace e il primo “software”.
Nel 1842 il professor Babbage commissionò ad Ada Lovelace la traduzione in inglese di uno scritto di un ingegnere italiano, Federico Menabrea (futuro capo di governo nel nascente Regno d’Italia), il quale analizzò il funzionamento della sua macchina differenziale.
Ada Lovelace fece molto di più che una traduzione. Aggiunse diverse note e appunti, anticipando molte delle future applicazioni dei computer moderni. Tra le sue annotazioni spiccava anche un algoritmo utile per il calcolo dei numeri di Bernoulli (una serie di numeri utili a risolvere dei complicati problemi matematici).
Proprio questo algoritmo viene riconosciuto oggi come il primo programma informatico della storia.
Pochi anni dopo, Ada Lovelace si ammalò di cancro uterino. Morì a soli 36 anni lasciando il mondo orfano di una delle più geniali menti in campo matematico ed informatico.
Libri su Ada Lovelace
Sono numerosi i libri riguardanti la straordinaria, seppur breve, vita di Ada Lovelace.
A partire dal 2009 ogni anno si festeggia l’Ada Lovelace Day per celebrare i conseguimenti e le innovazioni apportate da tutte le donne nel mondo della scienza.
Qui di seguito alcuni titoli per immergersi nel mondo fatto di numeri di Ada Lovelace:
- Valeria Patera, Ada Lovelace. La fata matematica. Storia della donna che sogò il computer, Sapienza per Tutti, 2015
- Marta Serafini, Martina Pennisi, Donne che amano la tecnologia. Da Ada Lovelace a Lisa Simpson, Corriere della Sera, 2015
- Silvio Henin, Il computer dimenticato. Charles Babbage, Ada Lovelace e la ricerca della macchina perfetta, Hoepli, 2015
Le frasi celebri di Ada Lovelace
Ripercorriamo un po’ dell’immenso ingegno della matematica inglese anche attraverso alcune delle sue frasi più celebri:
- La forza delle idee varca i limiti del tempo. “Questo mio cervello è qualcosa di più che semplicemente mortale, e il tempo lo dimostrerà.”
- L’immaginazione non risiede fuori dalla realtà. Con l’immaginazione si modifica la realtà. “L’immaginazione è la facoltà della scoperta, prima di tutto. E’ quella che penetra nel mondi nascosti attorno a noi, i mondi della Scienza.”
- Una delle qualità fondamentali per creare è la curiosità. “Credo di possedere una delle più uniche combinazioni di qualità esattamente mescolate tra loro per rendermi prima di tutto una esploratrice delle realtà nascoste della natura.”
- Anche il semplice uomo è in grado di produrre perfezione. “Non appena ho voluto raggiungere la perfezione, ho avuto l’immagine di una macchina a vapore.”