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Guida Definitiva e Aggiornata al 2023 di Tutte le Tipologie di Contratto di Lavoro

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Intraprendere nasce con un obiettivo ben preciso: farti diventare imprenditore di te stesso! Per far ciò però spesso avremo bisogno di un team di collaboratori, dovremo motivarlo e soprattutto conoscere quale contratto di lavoro somministrare ai nostri aiutanti.

I tipi di contratto presenti nel nostro paese sono svariati, e districarsi tra i vari modelli e scegliere quello meno gravoso per la nostra azienda non è così semplice.

La domanda che ci assilla quotidianamente è: “quanto costa un dipendente?“. Per ogni dipendente bisognerà tener conto di vari fattori: RAL (Rettribuzione Annua Lorda), contribuzioni INPS ed INAIL, e così via.

Un bel rompicapo vero? Ebbene sì, soprattutto se teniamo in considerazione che il contratto di lavoro varia a seconda del settore d’impiego secondo le indicazioni previste dal contratto collettivo nazionale del lavoro.

Non temere! Ho creato appositamente per te questa guida, attraverso la quale osserveremo nel dettaglio tutti i tipi di contratto di lavoro presenti in Italia, e le modifiche che hanno subito negli ultimi anni. Bando alle ciance, e tuffiamoci in questa carrellata di modelli di contratto di lavoro!

1. Contratto di lavoro a tempo indeterminato

Iniziamo dall’abc: che cos’è un contratto? È sostanzialmente un accordo in forma scritta e vincolante tra due soggetti:

  • Il lavoratore, ovvero colui che si impegna a svolgere un’attività lavorativa alle dipendenze di un datore di lavoro;
  • Il datore di lavoro, il quale potrà avere le sembianze di persona fisica, giuridica oppure essere un ente, e che si impegnerà a retribuire il lavoratore per le prestazioni svolte.

Come si può prevedere dalla denominazione, il contratto di lavoro a tempo indeterminato non prevede alcuna scadenza del rapporto lavorativo.

Come tutte le tipologie di contratto di lavoro, anche questa è regolata dal CCNL preposto (contratto collettivo nazionale del lavoro).

Durante il governo Renzi con l’emanazione del Jobs Act, il lavoro a tempo indeterminato ha subito delle modifiche. Mai sentito parlare di “tutele crescenti”?

Jobs act: cosa cambia?

Le modifiche introdotte sono relative al rapporto tra la permanenza in azienda e la misura dell’indennità in caso di licenziamento. Mi spiego meglio.

Mettiamo caso che avessimo intenzione di licenziare un nostro dipendente con giusta causa:saremo obbligati a versarli un indennità pari a due mensilità per ogni anno di attività svolta presso la nostra azienda.

Questo indennizzo è un surplus che non ha nulla a che vedere con il TFR e la contribuzione previdenziale.

Gli sgravi fiscali per il contratto a tempo indeterminato

Il nuovo decreto “Dignità” promulgato l’estate scorsa prevede la proroga anche per gli anni 2019 e 2020 dello sgravio già in vigore per l’anno in corso dedicato a chi assume lavoratori a tempo indeterminato.

Nel caso assumessimo giovani fino a 35 anni la contribuzione sarà decurtata del 50%. Sicuramente una riduzione di tale entità è un ottimo incentivo, ma poniamo particolare attenzione ai vincoli:

  • Se decidessimo di delocalizzare la nostra attività entro i successivi 5 anni dall’ottenimento dell’aiuto di Stato saremmo sottoposti a sanzioni che andranno dalle 2 alle 4 volte l’importo ricevuto;
  • Anche senza delocalizzare l’azienda, il contributo verrà sospeso nel caso di riduzione del 10 % dell’unità occupazionali presenti.

L’orario di lavoro per il contratto a tempo indeterminato

Il contratto di lavoro a tempo indeterminato stabilisce anche le ore previste durante la settimana lavorativa. Queste come sempre sono relative al CCNL del settore di riferimento, e in linea di massima sono quantificate in 40 ore per i contratti full time.

Esiste però anche la possibilità di stipulare un contratto part time, il quale potrà essere nella variante delle 20, 24 e 30 ore. La disposizione delle ore durante l’arco della settimana potrà osservare i seguenti modelli:

  • Part time verticale: la mansione verrà svolta a tempo pieno, ma solo per alcuni giorni della settimana. Ad esempio tre giorni all’interno di una settimana;
  • Part time orizzontale: la mansione viene svolta per la durata di 4 ore giornaliere;
  • Part time misto:  l’orario di lavoro è dato dalla combinazione delle due tipologie sopra elencate.

2. Contratto di lavoro a tempo determinato

Come si intuisce facilmente dalla denominazione, il contratto di lavoro a tempo determinato si caratterizza per essere un contratto di lavoro subordinato con una durata limitata nel tempo. Vediamo però nel dettaglio le sue caratteristiche!

Con il decreto “Dignità” approvato la scorsa estate, questa tipologia di contratto ha subito importanti modifiche. In particolare le revisione dell’art. 19 presente nel Decreto Legge, ha determinato la variazione della durata massima del contratto di lavoro a tempo determinato.

La sua durata non potrà essere superiore ai 12 mesi. 

In seguito, noi datori di lavoro saremo obbligati a trasformare il contratto di lavoro ai nostri dipendenti in un tempo indeterminato, oppure dovremo interrompere il rapporto lavorativo con essi.

Sono presenti però delle eccezioni che ci permetteranno di estendere il contratto di lavoro oltre i 12 mesi. Quali?

  • Esigenze temporanee ed oggettive, estranee all’ordinaria attività;
  • Ragioni sostitutive;
  • Esigenze connesse ad incrementi temporanei e non programmabili durante l’attività ordinaria.

Come funzionano i rinnovi contrattuali?

I rinnovi contratti potranno essere liberamente prorogati all’interno dei 12 mesi di durata previsti dal decreto.

Le proroghe massime potranno essere 4, e a partire dalla quinta la tipologia di contratto verrà automaticamente modificata in tempo indeterminato.

E se il contratto di lavoro è stato stipulato prima del decreto?

L’Esecutivo non ha pensato ad un regime transitorio per coloro che dopo il 14 luglio 2018 (data di entrata in vigore della norma) avessero già superato la durata di 24 mesi della durata di un contratto a tempo determinato (la vecchia regolamentazione prevedeva la possibilità di proroga fino a 36 mesi).

In questo caso specifico non potremo rinnovare il contratto di lavoro a tempo determinato ai nostri dipendenti. Dovremo decidere se interrompere il contratto di lavoro oppure trasformarlo in un tempo indeterminato.

3. Contratto di apprendistato

Si definisce così un contratto di lavoro caratterizzato da un contenuto formativo: oltre a pagare la retribuzione del nostro giovane dipendente, dovremo obbligatoriamente garantirgli la formazione necessaria, affinché acquisisca le competenze utili alla mansione che dovrà svolgere.

Il contratto di apprendistato è un contratto di lavoro a tempo determinato, che può essere stipulato anche sotto forma di contratto stagionale in particolari settori, come ad esempio in quello relativo al turismo.

La legge italiana prevede tre differenti modalità di contratto d’apprendistato:

  1. Apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale: si tratta di un contratto di lavoro che permette di conseguire una qualifica professionale o un diploma professionale alternando scuola e lavoro. Possono accedervi i giovani compresi tra i 15 anni fino al compimento del 25simo anno di età, che non abbiano ancora una qualifica o un diploma professionale;
  2. Apprendistato professionalizzante: si tratta di un contratto di lavoro finalizzato all’ottenimento di una qualifica professionale attraverso semplicemente una formazione professionalizzante svolta sul luogo di lavoro. È rivolta a coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 29 anni. Possono accedervi anche i diciasettenni che abbiano già conseguito una qualifica professionale;
  3. Apprendistato di alta formazione e ricerca: si tratta di un contratto di lavoro che consente di conseguire diversi livelli di titolo di studio. Nella fattispecie si fa riferimento al diploma di scuola secondaria superiore, diploma professionale di tecnico superiore, diploma di laurea, master e dottorato di ricerca. Può essere anche utilizzato come forma contrattuale per i praticantati obbligatori per le professioni ordinistiche, come ad esempio gli avvocati. Hanno la possibilità di accedere a questa tipologia contrattuale i giovani compresi tra i 18 e i 29 anni.

Le modifiche introdotte dal Jobs Act

Il Jobs Act, attuato durante la legislatura del primo ministro Renzi, ha introdotto tutta una serie di modifiche relative al contratto d’apprendistato. Nonostante l’approvazione del nuovo Decreto Dignità e tutte le sue correzioni relative al mondo del lavoro, sostanzialmente non sono state apportate nuove modifiche a questa forma contrattuale.

Quali sono le novità introdotte dal Jobs Act?

  • Se la nostra azienda avesse un numero di dipendenti superiore a 50, dovremmo assumere una quota pari al 20 % di apprendisti;
  • Nel contratto apprendistato professionalizzante, dovremo obbligatoriamente fornire al giovane lavoratore sia la formazione professionalizzante che quella pubblica. Una volta stipulato il contratto, la Regione ci invierà entro 45 giorni un piano formativo contenente le sedi e il calendario delle attività formative a cui sottoporre il ragazzo;
  • Nel contratto apprendistato per la qualifica ed il diploma professionale, la novità riguarda lo stipendio dell’ apprendista. Infatti nelle retribuzione bisognerà conteggiare anche le ore di formazione, le quali dovranno essere pagate almeno nella misura del 35 % rispetto al monte ore complessivo lavorato in azienda.

4. Contratto di somministrazione

Il contratto di somministrazione è quella forma di contratto di lavoro che è andata a sostituire il vecchio contratto interinale.

Potremmo avvalerci di un contratto di somministrazione nel caso avessimo bisogno di implementare il personale per un periodo limitato e discontinuo.

Vediamo nello specifico di cosa si tratta!

In questo contratto di lavoro un soggetto definito “utilizzatore“, si rivolge ad un’agenzia, definita a sua volta “somministratore”, la quale si incaricherà di reperire la manodopera necessaria per lo svolgimento delle funzioni richieste.

Il somministratore non si occuperà solo del reperimento del personale, ma anche della stipula dei contratti, i quali potranno essere sia a tempo determinato o indeterminato.

Un rapporto di somministrazione si compone essenzialmente di due contratti:

  • Un contratto di natura commerciale stipulato tra l’utilizzatore e il somministratore. L’agenzia ovviamente richiederà un corrispettivo per i suoi servizi;
  • Un contratto di lavoro subordinato stipulato tra il somministratore e il lavoratore.

5. Contratto a chiamata

Anche questa forma di contratto di lavoro sarà particolarmente utile quando necessiteremo di implementare il nostro personale per un periodo di tempo limitato e discontinuo.

A differenza del contratto di somministrazione, il contratto a chiamata intercorre direttamente tra datore di lavoro e lavoratore.

In cosa consiste questa tipologia di contratto?

È un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato. Avremo la possibilità di contattare il lavoratore in base alle esigenze lavorative della nostra azienda.

Dovremo comunicare al lavoratore la nostra richiesta con un preavviso minimo di 12 ore e potremo optare tra diversi canali di comunicazione: SMS, PEC o chiamata diretta.

Quando può essere usato il contratto a chiamata?

L’utilizzo del contratto a chiamata è regolato dai CCNL, e può essere utilizzato nei settori d’impiego in cui è contemplato.

Il contratto a chiamata è vietato in particolari casi:

  • Per sostituire lavoratori in sciopero;
  • Nel caso siano stati effettuati licenziamenti collettivi, sospensioni o riduzioni di orario nei confronti di lavoratori che dovrebbero essere sostituiti dai lavoratori intermittenti;
  • Se l’azienda non ha effettuato la valutazione dei rischi in materia di sicurezza del lavoro.

6. Contratto di prestazione occasionale

Il contratto di prestazione occasionale è una forma di contratto di lavoro di durata limitata nel tempo. Viene stipulato esclusivamente per prestazioni lavorative sporadiche e saltuarie.

Nonostante ciò la Legge prevede un limite economico all’utilizzo di questa tipologia di contratto di lavoro: non ci si può avvalere del medesimo prestatore per un importo superiore a 5.000 euro all’anno.

7. Contratto di stage

Il contratto di stage più che essere un contratto di lavoro, si caratterizza per il suo valore formativo.

In effetti è rivolto solitamente a quei soggetti che da poco hanno terminato un percorso di studi e si apprestano all’ingresso nel mondo lavorativo.

La legge italiana regola la durata di questa particolare forma di contratto di lavoro:

  • Massimo 6 mesi nel caso di tirocinio formativo e di orientamento;
  • Non più di 12 mesi nel caso di tirocini di inserimento o reinserimento lavorativo;
  • Non più di 12 mesi per i tirocini a favore di soggetti svantaggiati.

Lo stipendio di uno stagista

Nel caso volessimo assumere uno stagista, non dovremo corrispondergli un vero e proprio stipendio, ma un’indennità. In sostanza quello che viene comunemente chiamato “rimborso spese”.

Questo rimborso spese prevede un tetto minimo che varia da regione a regione, ad esempio in Piemonte è fissato a 600 euro per 40 ore settimanali, mentre in Sicilia l’indennità parte da un minimo di 300 euro. Se invece decidessimo di aderire al programma “Garanzia Giovani” otterremo delle agevolazioni fiscali, e parte dell’indennità sarà corrisposta dalla Regione.

8. Contratto a progetto

Forse negli anni passati avrai sentito parlare di contratti co.co.pro. Non era altro che l’acronimo del cosiddetto contratto a progetto.

In cosa consisteva?

Il contratto di lavoro a progetto era un contratto di lavoro autonomo, o per meglio dire “parasubordinato“. Il lavoratore riceveva un incarico e poteva svolgerlo nel modo e nei tempi che meglio si adattavano alle sue esigenze.

Forse ti starai chiedendo per quale motivo parlo al passato. Il contratto a progetto è stato abolito con l’introduzione del Jobs Act.

Il motivo? Numerosi datori di lavori somministravano questo contratto non rispettando la sua indipendenza, ma snaturandolo e utilizzandolo come un comune contratto di lavoro subordinato.

Il contratto a progetto è perciò realmente estinto?

Non proprio. Le collaborazioni coordinate e continuative sono previste in particolari casi:

  • Collaborazioni prestate nell’esercizio di professioni intellettuali che richiedono l’iscrizione all’albo. Ad esempio un’azienda potrebbe proporre ad un ingegnere una collaborazione a progetto;
  • Attività prestate nell’esercizio della loro funzione dai componenti di organi di amministrazione e controllo delle società. Ad esempio un amministratore delegato potrebbe effettuare una collaborazione con un’altra azienda;
  • Prestazioni di lavoro rese ai fini istituzionali in favori di associazioni e società sportive dilettantistiche riconosciute dal CONI.

Bene, adesso dovresti avere le idee più chiare riguardo quale tipo di contratto potresti avere bisogno per il tuo personale. A questo punto non ti rimane che scoprire come riuscire ad ottenere il meglio dal tuo team di lavoro.

Redazione di Intraprendere

Redazione di Intraprendere

La redazione di Intraprendere è formata da un team specializzato in ogni aspetto riguardante il mondo dell’imprenditoria: da come acquisire il giusto mindset per iniziare alle migliori tecniche per promuovere il tuo business.

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