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La Verità sul Multitasking e Su Come il Nostro Cervello Processa le Informazioni

multitasking umano

Il multitasking umano rappresenta il vangelo in un mondo che punta all’ottimizzazione dei processi e delle attività: portare a termine un numero maggiore di mansioni e farlo nella maniera più veloce.

L’unica cosa è che in realtà noi non lo facciamo, dice David Meyer, scienziato della cognizione nell’Università del Michigan, dove ricopre il ruolo di direttore del laboratorio di Cervello, Cognizione ed Azione, oltre ad essere riconosciuto come uno dei maggiori esperti americani sul multitasking.

Quando eseguiamo in multitask operazioni che richiedono l’utilizzo degli stessi canali di processo del nostro cervello, sorgeranno conflitti fra le attività, ed occorrerà scegliere quella su cui focalizzarsi ed alla quale dedicare il canale di elaborazione,” spiega Meyer.

Meyer è stato in prima linea per diversi decenni nella ricerca su come il cervello umano processi le informazioni e come affronti le richieste di operare in multitasking.

Ha investigato la velocità del cervello e la precisione della memoria nel trattamento delle informazioni mentre lavorava con lo psicologo David Kieras per l’ufficio della Naval Research.

Meyer è stato co-autore di uno studio sulle limitazioni del multitasking umano (Executive Control of Cognitive Processes in Task Switching) che ebbe un’alta viralità nel 2001, scatenando la prima consapevolezza della controproduttività delle attività simultanee.

Il lavoro di Meyer ha contribuito a dimostrare che la mente umana utilizza un determinato numero di canali per gestire diversi compiti e questo può rendere problematico il multitasking. E’ stato scoperto che l’abilità del cervello nel processare le informazioni è limitata ad un certo numero di percorsi prestabiliti – sia in termini di canali di processo utilizzati che in volume di dati, velocità e memoria di lavoro – che possono essere confusi con un reale svolgimento simultaneo delle attività.

Al contrario di quanto comunemente concepito, noi non possiamo svolgere contemporaneamente due compiti cognitivi complicati, dice Meyer. Quando siamo al telefono e nel contempo stiamo anche scrivendo una mail, stiamo in realtà passando in continuazione da un compito all’altro, in quanto c’è un solo canale mentale e neuronale attraverso cui il cervello umano fa fluire il linguaggio. “Se dovete svolgere un compito complicato e cercate di suddividere la vostra attenzione su più mansioni, il risultato lascerà a desiderare,” continua Meyer.

Il multitasking umano è un’eresia di un mondo sempre più di fretta con la capacità di attenzione di un macaco fatto di crack. Meyer ammette che il mutitasking sta non solo diventando sempre più diffuso, ma è anche “molto spesso altamente inefficiente e può diventare pericoloso per la salute.” Anche il mutitasker più abile arriverà ad avere un “crollo ed un burn out” cercando di risolvere simultaneamente richieste che sono in conflitto fra loro, dice Meyer. Questo significa che potreste inviare la mail all’indirizzo sbagliato, avere un “calo di tensione” in cui l’eccedenza di accessi alla rete celebrale spegne il pensiero critico; o peggio ritrovare voi stessi in situazioni davvero pericolose come guidare utilizzando il cellulare.

“Mentre state guidando dovete utilizzare il canale del linguaggio per parlare, per leggere i segnali stradali, per pianificare la vostra mossa successiva. Se cercate di intrattenere una conversazione telefonica mentre state facendo tutto questo o il guidare o la telefonata ne risentiranno,” dice Meyer.

Meyer sottolinea come negli ultimi anni sia in crescita il numero di incidenti stradali causati da imprenditori che stavano inviando messaggi di lavoro da dietro il volante. I conflitti innescati dal continuo mutitasking possono scatenare una forma di stress cronico che rallenterebbe, triturando letteralmente la produttività. In realtà cercare di compiere due o più compiti nello stesso momento comporta un dispendio di tempo di almeno il 50% in più, a seconda della complessità dei compiti, dice Meyer.

La buona notizia è che c’è speranza per chi ha necessità di suddividere la propria attenzione affrontando la sfida del multitasking in termini di autoregolamentazione ed attraverso una migliore gestione del tempo e della pianificazione. “Se siete abbastanza disciplinati potete tracciare l’utilizzo del vostro tempo in maniera tale da ridurre al minimo l’esposizione alle interruzioni,” spiega Meyer.

Gli imprenditori sono fra i multitaskers più compulsivi – “macho master multitasker,” così la mette Meyer – aggiungendo che sarebbe saggio far raffreddare i jet che portano la testa fra le nuvole e focalizzare.

“Se volete essere un imprenditore creativo dovete cercare di mettere da parte grandi blocchi di tempo che utilizzerete solamente per pensare,” continua Meyer. “Einstein non stava agendo in multitasking quando ha sognato la teoria della relatività.”

Per approfondire, trovate qui e qui due metodi efficaci per migliorare la concentrazione.

Alan Calaon

Alan Calaon

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