Come Aprire un Ristorante in Casa Propria

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Hai una forte passione per la cucina ma non sei ancora pronto ad investire un’ingente quantità di tempo e di denaro nella creazione di un ristorante? Perchè non aprire un ristorante in casa?

Questo ti permetterebbe, infatti, di testare le tue abilità come chef e, al tempo stesso, di studiare bene il mercato per capire se questo è il settore giusto per te.

Non solo, un home restaurant è un’attività compatibile anche con un secondo lavoro in quanto la si può svolgere sicuramente con maggiore flessibilità rispetto ad un locale tradizionale.

Se pensi che aprire un ristorante in casa privata sia l’attività giusta per te, continua a leggere perché nei paragrafi che seguono ti spiegherò per filo e per segno come aprire un home restaurant.

Aprire un ristorante in casa: le caratteristiche

Prima di vedere insieme come aprire un ristorante in casa propria, voglio elencarti tutte le caratteristiche di quest’attività.

Nella maggior parte dei casi, i ristoranti casalinghi sono vere e proprie attività di ristorazione gestite in casa dai proprietari e destinate ad ospitare almeno inizialmente solo amici e conoscenti: nascono quasi sempre come hobby e questo è il motivo per cui molto spesso chi li apre non segue la “normativa home restaurant”.

Intraprendere ti consiglia invece di non cadere in questo tranello: è importante, infatti, inquadrare legalmente un’attività di ristorazione a domicilio, così come una qualunque altra attività, perché questo ti consente di avere più possibilità di affermare e sviluppare il tuo brand in futuro.

Tuttavia, è comunque vero che aprire un ristorante a casa richiede di sicuro un impegno inferiore (anche dal punto di vista economico) rispetto ad un’attività di ristorazione tradizionale: ciò che serve è principalmente un pò di spazio in più in casa e soprattutto una grande passione per la cucina.

Questo però non deve far pensare che non ci sia un iter burocratico da compiere per aprire un ristorante in casa.

Si tratta, come vedremo più avanti, dello stesso iter che seguono le altre attività di commercializzazione di prodotti alimentari per l’ottenimento di permessi e licenze che attestino la sicurezza e l’igiene della produzione, conservazione e somministrazione di cibi e bevande presso la tua abitazione.

Chiaramente prima di cominciare, dovrai decidere quali piatti includere nel tuo menù e di conseguenza dotarti di tutta l’attrezzatura necessaria per cucinare e conservare i tuoi prodotti.

Alcune domande che dovrai porti all’inizio sono ad esempio:

  • Per poter preparare i miei cibi e accogliere i miei ospiti, ho bisogno di dotare la mia abitazione di nuove attrezzature, arredi, utensili ed accessori?
  • Quali lavori devo fare per mettere in sicurezza e garantire la massima igiene nell’area dove cucino?

È evidente, infatti, che pur utilizzando gli ambienti della tua casa per preparare e somministrare cibo ai tuoi clienti, dovrai sempre dotarti di attrezzature e accessori extra per far sì di adeguarti a tutti i requisiti richiesti.

Una cosa che sicuramente puoi fare per capire se sei effettivamente tagliato per questo tipo di attività è quella di organizzare delle cene con ospiti con diverse preferenze alimentari: questo ti permetterà di capire se i piatti che prepari sono graditi a diversi tipi di consumatori.

Dovrai anche lavorare per dare al tuo business un’immagine professionale.

In tal caso, potresti aver bisogno di assumere dei collaboratori oppure investire in attività di marketing come logo, biglietti da visita, pagine social e magari anche un sito internet che presenti la tua cucina e i tuoi piatti.

In tutto e per tutto, dunque, anche se si tratta di un’attività domiciliare, dovrai comportarti come se si trattasse di un qualunque business esterno, per cui uno dei primi passi da compiere è senza dubbio la stesura di un piano economico aziendale o business plan.

Perché bisogna avere un business plan

Come abbiamo detto, anche per aprire un ristorante in casa, è indispensabile stilare un business plan. Di cosa si tratta? Il business plan non è altro che un documento in cui sono contenute tutte le informazioni più importanti per far funzionare la tua attività.

Quali sono queste informazioni? Ecco di seguito tutte le notizie che devi inserire all’interno del tuo piano aziendale nel caso di un’attività di ristorazione domestica:

  • Spese da sostenere nel primo anno di attività e successivi, compresi i costi per l’adeguamento del locale e l’acquisto di attrezzi, utensili e arredi aggiuntivi, più le spese per l’assunzione del personale se necessario, i costi burocratici e la tassazione;
  • Modalità di finanziamento, sia che tu attinga da risorse proprie oppure prestiti bancari o da investitori privati;
  • Numero di clienti ed entrate attese per il primo anno di attività e successivi;
  • Strategie di marketing che intendi realizzare per far crescere il tuo business.

Le spese più ingenti da sostenere per chi vuole aprire un ristorante casalingo  sono di sicuro quelle relative all’adeguamento dei locali, in particolare della cucina, che dovrà essere messa a norma rispettando la “normativa home restaurant” vigente.

Un altro costo da prendere in considerazione è quello per l’acquisto del cibo: in alcune tipologie di home restaurant le spese per l’acquisto delle materie prime viene suddiviso fra i commensali, ma questa è una cosa abbastanza complicata da fare una volta che la tua attività avrà preso piede e inizierai ad allargare il tuo giro di cliente includendo anche persone estranee.

Non dimenticare, infine, di contabilizzare anche le spese per il marketing: avere un sito internet e curare le pagine social (Facebook, Instagram in primis) può sicuramente aiutarti ad avere più visibilità online.

Tieni presente, infatti, che uno dei fattori che maggiormente ha contribuito a far crescere di numero di importanza gli home food fino a diventare un vero e proprio fenomeno glamour e di tendenza, è stata la diffusione di piattaforme e siti di social eating come Gnammo il cui scopo è quello di mettere in contatto fra loro ospiti e cookers.

Come aprire un ristorante in casa: normativa vigente

Volendo parlare della normativa di un ristorante in casa, la prima cosa da dire è che nel nostro paese ancora non esiste una vera e propria legge in proposito.

Esiste, invece, un disegno di legge per lo svolgimento dell’attività di chef a domicilio che è stato già approvato dalla Camera ma che è fermo in Senato per intervento dell’Antitrust che ha ritenuto eccessivamente restrittive alcune delle condizioni previste.

Fra i requisiti minimi stabiliti dalla nuova normativa sull’home food o home restaurant ci sono, infatti, sia il fatto di non poter avere più di 500 coperti annui per un introito complessivo inferiore ai 5.000 €, sia l’obbligo di effettuare pagamenti solo con moneta elettronica ai fini della tracciabilità.

Fino a che dunque il legislatore non si pronuncerà di nuovo il merito, chi decide di aprire un ristorante in casa dovrà rispettare le stesse regole di un qualunque esercente che si occupi di somministrazione di cibi e bevande.

Dovrà quindi seguire il lungo e complesso iter burocratico previsto per tutti i bar, ristoranti e fast food per la messa a norma dei locali e l’ottenimento della SCIA a tutela del consumatore finale.

Tale iter prevede ad esempio:

  • Possesso dei requisiti professionali adeguati dimostrabile in 3 modi:
    • Attraverso un periodo di lavoro di almeno 2 anni negli ultimi 5 nel campo della ristorazione;
    • Conseguendo un diploma di chef presso l’istituto alberghiero o titoli equipollenti;
    • Frequentando un corso SAB per la somministrazione di cibi e bevande;
  • Frequentazione di un corso di formazione per alimentaristi secondo quanto disposto dal Regolamento Comunitario in sostituzione del Libretto di Idoneità Sanitaria;
  • Messa a norma dei locali della propria abitazione in cui avviene l’home restaurant, includendo l’installazione di una canna fumaria esterna e il corretto svolgimento di tutte le operazioni di imballaggio e conservazione degli alimenti.

Le spese iniziali per partire

Nonostante il lungo e farraginoso iter burocratico, i costi per iniziare un’attività di home restaurant sono decisamente inferiori a quelli di un ristorane tradizionale, questo anche perché il numero di coperti è sempre decisamente inferiore.

Alcune spese che dovrai comunque sostenere riguardano l’adeguamento della cucina e dei locali destinati ad ospitare i tuoi commensali, cui sicuramente sono da aggiungere alcuni costi fissi come quelli per le utenze domestiche (acqua, luce e gas) e per l’acquisto dei vari alimenti.

Ricorda, inoltre, che per affermare il tuo brand dovrai destinare parte dei tuoi ricavi alle attività di marketing.

I siti di social eating di cui si parlava prima sono sicuramente utili per intercettare nuovi ospiti, ma per poter essere presenti su queste piattaforme occorre pagare un abbonamento o riconoscere loro parte dei ricavi (di solito una commissione per ogni prenotazione pari al 10/15 per cento).

Quanto si può guadagnare con un ristorante in casa

Passiamo ora alle note positive: i ristoranti in casa sono in grado di farti guadagnare delle cifre abbastanza interessanti tanto che la somma di 5.000 € annui stabilita come tetto massimo di guadagno dal disegno di legge depositato alla Camera appare oggi decisamente esigua.

Ci sono, infatti, ristoranti a casa che offrono pranzi e cene a prezzi tutto sommato low cost ed altri che, invece, sono in grado di proporre eventi anche di certo calibro, magari scegliendo un tema specifico e proponendo piatti legati  alla tradizione gastronomica del posto: in tal caso il prezzo medio per un pranzo o una cena è di circa 40 € a persona.

Perché aprire un ristorante in casa

Se sei arrivato fino a qui forse ora ti starai chiedendo se convenga o meno aprire un home restaurant: Intraprendere ti aiuta a tracciare un rapido bilancio.

Come avrai letto sopra, in attesa di una legge definitiva, l’iter per aprire un’attività di questo tipo è ancora abbastanza lento e difficile, tuttavia, una volta superato questo scoglio, l’idea si rivela ottima per arrotondare lo stipendio di una seconda attività e in alcuni casi può regalare anche qualche soddisfazione in più.

Altri punti a favore che potrebbero indurti a valutare seriamente questo tipo di soluzione sono il fatto che esiste oggi una vera e propria moda del social eating, incentivato anche da siti di condivisione di esperienze del tutto simili a AirBnb nel settore dell’hospitality, e che ci sono moltissimi modi per autopromuoversi sfruttando proprio le piattaforme appena nominate.

Tuttavia, c’è anche da dire che, mode a parte, occorre sempre che un’attività di questo tipo sia supportata da una grande passione per la cucina e per la convivialità.

Il gestore di un home food, infatti, oltre a saper cucinare piatti più o meno elaborati deve anche essere in grado di intrattenere piacevolmente i propri ospiti, motivandoli a tornare di nuovo o a convincere altre persone a venire da lui.

Oltre a queste qualità umane, è inoltre indispensabile essere dotati di una buona organizzazione.

Anche se dunque l’investimento minimo iniziale è davvero ridotto, i ristoranti in casa che sono destinati ad ottenere maggiori consensi sono quelli che pur non perdendo le caratteristiche di naturalezza e spontaneità, sapranno anche affermarsi in un brand in grado di ispirare sicurezza e fiducia nel consumatore finale.

Adesso sai come aprire un ristorante in casa, ma prima di metterti all’opera fai il Quiz di Intraprendere per scoprire il business davvero adatto a te

Anna Porello

Anna Porello

Imprenditrice digital e cuore pulsante di Intraprendere. Fonda la sua prima startup di entertainment geolocal nel 2006 venduta a una nota azienda italiana. Dopo anni come consulente nei processi di digitalizzazione di grandi imprese, decide di dedicarsi a Intraprendere.net, che co-fonda nel 2016.

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